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Rottamazione che flop! Le prospettive e gli scenari

  • Immagine del redattore: Dott. Lorenzo Rigoni
    Dott. Lorenzo Rigoni
  • 4 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min



La Rottamazione quater, introdotta con la Legge di Bilancio 2023 (L. 197/2022), avrebbe dovuto rappresentare l’ennesima opportunità di definizione agevolata dei carichi fiscali affidati all’Agenzia delle Entrate-Riscossione. L’obiettivo dichiarato era duplice: alleggerire i contribuenti gravati da ruoli esattoriali spesso vetusti e difficilmente esigibili, e garantire allo Stato un gettito immediato attraverso il pagamento, seppur ridotto, delle somme iscritte a ruolo.


Il meccanismo era semplice: possibilità di estinguere i debiti relativi al periodo 2000 – 30 giugno 2022 pagando soltanto capitale e spese, con esclusione di sanzioni, interessi di mora e aggio. L’adesione poteva avvenire entro il 30 giugno 2023, con facoltà di saldare in un’unica soluzione o fino a 18 rate in cinque anni. A prima vista, una misura appetibile per milioni di contribuenti.


Eppure, i numeri hanno raccontato un’altra storia. A fronte di circa 3,8 milioni di domande, per un ammontare lordo potenziale superiore ai 100 miliardi, le entrate effettive si sono fermate a 6,8 miliardi nel 2023 e 4,6 miliardi nel 2024. Le stime governative parlavano di un incasso di circa 300 milioni netti, ma la realtà si è fermata a poco più di 200 milioni, lasciando un buco di 100 milioni rispetto agli obiettivi fissati.


Le cause del flop sono molteplici. In primo luogo, la rigidità normativa: anche un solo pagamento tardivo o insufficiente determinava la decadenza dalla definizione agevolata, con conseguente ripristino integrale del debito originario. Molti contribuenti, già in difficoltà economica, non hanno retto alla regolarità dei versamenti, perdendo il beneficio. In secondo luogo, la platea di soggetti interessati comprendeva per lo più contribuenti strutturalmente insolventi, i cosiddetti “debitori cronici”, per i quali anche una rateizzazione agevolata risultava insostenibile.


Il risultato è stato che circa la metà di chi aveva aderito non ha onorato i pagamenti, trasformando la rottamazione da opportunità di recupero fiscale a operazione con ritorno ridotto e costi amministrativi elevati. A ciò si aggiunge il crescente scetticismo verso le continue sanatorie: i contribuenti virtuosi percepiscono un senso di ingiustizia, mentre coloro che confidano ciclicamente in nuove rottamazioni attendono la successiva misura, riducendo l’incentivo a pagare.


Non stupisce, quindi, che già si parli di una nuova “Rottamazione quinquies”, ipotizzata con regole più flessibili: possibilità di saltare più rate senza perdere i benefici, ampliamento delle soglie e una maggiore tolleranza verso ritardi minimi. L’intento è recuperare il gettito mancante e rilanciare la misura, evitando di replicare l’insuccesso della versione quater.


Resta però il tema di fondo: le sanatorie reiterate rischiano di compromettere la certezza del diritto e la credibilità del sistema fiscale. Ogni definizione agevolata, se non ben calibrata, si trasforma in un incentivo a non adempiere spontaneamente, in attesa del prossimo condono. Il vero nodo, quindi, non è tanto nella tecnica legislativa, quanto nella necessità di un sistema di riscossione più efficiente, capace di distinguere tra chi non paga perché non può e chi non paga perché non vuole.


La Rottamazione quater, nei fatti, si è rivelata un flop, sia sul piano finanziario sia su quello politico. La prossima sfida sarà comprendere se la quinquies saprà superarne i limiti, o se si tratterà dell’ennesima illusione destinata a lasciare insoddisfatti Stato e contribuenti.

 
 
 

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