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Verifica fiscale: i nuovi diritti del contribuente e le strategie per difendersi al meglio

  • Immagine del redattore: Dott. Lorenzo Rigoni
    Dott. Lorenzo Rigoni
  • 17 nov
  • Tempo di lettura: 3 min

Quando arriva una verifica fiscale, l’attenzione sale, la pressione pure. Ma oggi il contribuente non è più un semplice spettatore: grazie allo Statuto dei diritti del contribuente e, soprattutto, alle novità introdotte dal D.L. 84/2025, dispone di tutele molto più forti e strumenti di difesa da conoscere bene.

Vediamo come funziona davvero una verifica e quali accortezze possono fare la differenza.





Perché nasce una verifica fiscale? Dietro le quinte del controllo



La verifica fiscale è – in termini tecnici – un’attività di “polizia amministrativa” finalizzata a scoprire e reprimere violazioni tributarie.

Nella pratica, però, è molto di più: è un’indagine strutturata, basata su un’approfondita analisi preliminare dell’impresa o del professionista.


Già prima di presentarsi in azienda, infatti, i verificatori:


  • analizzano bilanci, operazioni straordinarie, partecipazioni estere e tutti gli indicatori utili a comprendere la reale struttura del soggetto ispezionato;

  • consultano banche dati (CCIAA, Anagrafe tributaria, PRA, utenze, ecc.);

  • verificano eventuali esposti, precedenti fiscali e informazioni reperibili online;

  • effettuano sopralluoghi discreti sulla sede dichiarata;

  • studiano le metodologie di controllo specifiche del settore economico.



In altre parole: la verifica non inizia quando entrano in azienda, ma molto prima.





Accessi e ispezioni: come deve comportarsi l’amministrazione



Le norme cardine sono il DPR 600/1973 (imposte sui redditi) e il DPR 633/1972 (IVA).

Anche la Guardia di Finanza, in base agli artt. 33 e 63, collabora con l’Agenzia delle Entrate ed effettua verifiche di propria iniziativa.



La grande novità del 2025: l’obbligo di motivare l’accesso



Dal 2 agosto 2025, grazie all’art. 13-bis del D.L. 84/2025, cambia tutto:

ogni accesso nei locali aziendali deve essere motivato in modo esplicito, sia nell’autorizzazione sia nel verbale.


Le motivazioni devono indicare:


  • le circostanze dell’intervento → le effettive esigenze investigative sul luogo;

  • le condizioni → gli elementi di rischio fiscale che hanno portato alla selezione del contribuente.



È un vero e proprio onere motivazionale rafforzato: se l’atto è carente, rischia la nullità.


Inoltre, l’accesso deve svolgersi, salvo urgenze documentate, in orario di attività e con il minor impatto possibile sull’operatività aziendale.





Quando l’accesso è davvero giustificato?



Secondo la prassi operativa della GdF (Circolare 1/2008), l’accesso è legittimo solo quando risulta indispensabile, ad esempio per:


  • cercare documentazione contabile o extracontabile presente solo sul posto;

  • effettuare rilievi fisici (magazzino, cassa, cespiti);

  • identificare dipendenti e verificare eventuale lavoro nero;

  • recuperare file e dati conservati su server locali.



In sintesi, i verificatori devono trovarsi fisicamente in azienda solo se non possono ottenere quell’informazione in altro modo.





Il diritto all’informazione: cosa devono dire al contribuente



Al momento dell’inizio delle operazioni, il contribuente ha diritto di conoscere:


  • le ragioni dell’avvio della verifica,

  • l’oggetto del controllo,

  • la facoltà di farsi assistere da un professionista,

  • i propri diritti e doveri durante la verifica.



La Cassazione ha chiarito che, anche se la motivazione dell’accesso è generica, l’atto non è automaticamente nullo: il contribuente deve dimostrare un concreto pregiudizio difensivo.

Ma dopo il D.L. 84/2025, la motivazione deve essere molto più strutturata.





Quanto possono restare in azienda? Il limite dei 30 giorni (o 15)



L’art. 12 dello Statuto del contribuente stabilisce:


  • 30 giorni lavorativi, prorogabili di altri 30 per verifiche complesse;

  • 15 giorni complessivi per trimestri nel caso di imprese in contabilità semplificata e lavoratori autonomi.



Contano solo i giorni di effettiva presenza.

La Cassazione ha inoltre confermato che il superamento dei termini non rende nullo l’accertamento, ma resta eccepibile come violazione procedurale.





Casi pratici: quando l’accesso è legittimo




1. Fatture inesistenti in un’azienda informatica



La verifica è motivata da indizi di operazioni inesistenti: l’accesso serve a recuperare contratti, e-mail, file e documenti extracontabili.



2. Accesso per recuperare documenti dai server



Se la prova è reperibile solo fisicamente nei locali, l’accesso è necessario.



3. Lavoratori in nero in un ristorante



In presenza di esposti o segnalazioni, l’accesso è indispensabile per identificare chi lavora realmente.





Limiti dell’ispezione: cosa NON possono fare senza autorizzazione



Per ispezionare:


  • borse personali,

  • armadietti privati,

  • cassetti sigillati,

  • casseforti private,



serve sempre l’autorizzazione dell’Autorità Giudiziaria (art. 52, comma 3, DPR 633/72).





Conclusione: una verifica più trasparente, ma serve preparazione



La verifica fiscale rimane un momento delicato, ma oggi il contribuente ha:


  • maggiori tutele,

  • un controllo più trasparente,

  • un vincolo motivazionale forte a carico dei verificatori.



Per questo motivo, la strategia difensiva va costruita fin dal primo minuto, monitorando:


  • regolarità degli atti,

  • correttezza della motivazione dell’accesso,

  • rispetto dei limiti temporali,

  • modalità di acquisizione dei documenti.



Una gestione attenta può incidere profondamente sugli esiti del controllo e ridurre i rischi di contestazioni future

 
 
 

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